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dai GIORNALI di OGGI

Le "10 domande" su Noemi e dintorni Berlusconi porta Repubblica in tribunale

Il premier chiede un risarcimento di un milione di euro. Franceschini: ci denunci tutti. Bersani: atto sconsiderato

Secondo il leader del Pdl, i quesiti sono "retorici e palesemente diffamatori"

2009-08-29

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

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CORRIERE della SERA

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2009-09-02

il legale: "Affermazioni false e lesive dell'onore del premier"

L'Unità: "Premier ci ha citati per danni"

Il quotidiano: chiesto un risarcimento di 2 milioni. Sotto accusa editoriali su Berlusconi e lo scandalo sessuale

Il premier Berlusconi

Il premier Berlusconi

MILANO - L'Unità comunica di aver ricevuto dall'avvocato romano Fabio Lepri, uno dei legali del premier Silvio Berlusconi, due citazioni per danni con una richiesta di risarcimento di due milioni di euro. La direzione del giornale ha spiegato che il capo del governo ha chiesto anche "la condanna a una pena pecuniaria di 200mila euro ciascuna per il direttore responsabile Concita De Gregorio, le giornaliste Natalia Lombardo e Federica Fantozzi, per l'opinionista Maria Novella Oppo e la scrittrice Silvia Ballestra". La richiesta si riferisce a tutti i servizi dedicati allo scandalo sessuale che ha coinvolto il presidente del Consiglio pubblicati sui numeri del 13 luglio e del 6 agosto del quotidiano: gli editoriali del direttore ("L'etica elastica" e "Iniezioni di fiducia"), i servizi di cronaca e i commenti.

I PUNTI CONTESTATI - "I due atti di citazione, lunghi complessivamente 32 pagine - si legge nella nota dell'Unità - contestano le critiche rivolte al premier a proposito della sua mancata partecipazione a impegni internazionali per la contemporanea partecipazione a incontri con la escort Patrizia D'Addario. Viene anche giudicata diffamatoria la ricostruzione dei rapporti tra gli ambienti vicini al premier e le gerarchie vaticane affinché queste ultime assumessero un atteggiamento indulgente nei confronti del premier. Viene ritenuta diffamatoria, inoltre, la ricostruzione dei rapporti tra Rai e Mediaset in funzione anti-Murdoch e indicata come lesiva dell'onorabilità del premier l'attribuzione del controllo dell'informazione in Italia e il suo abuso". Infine viene contestata la citazione di battute di Luciana Littizzetto a proposito dell'utilizzo, da parte del premier, di speciali accorgimenti contro l'impotenza sessuale. "Affermazioni false e lesive dell'onore del premier, del quale, scrive il legale, hanno leso anche l'identità personale presentando l'onorevole Berlusconi come soggetto che di certo non è, ossia come una persona con problemi di erezione".

02 settembre 2009

 

 

 

 

2009-08-28

Ma anche nel Pdl c'è chi insorge. Lupi: "Attacco brutale e inspiegabile"

Feltri attacca Boffo, la Cei lo difende

Berlusconi: "Mi dissocio dal Giornale"

L'ex direttore di Libero contro quello di Avvenire: non ha titoli morali per giudicare il Cavaliere

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NOTIZIE CORRELATE

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Festa della Perdonanza, salta l'incontro tra Berlusconi e il card. Bertone (28 agosto 2009)

La prima pagina del Giornale di oggi

La prima pagina del Giornale di oggi

MILANO - Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi, attacca il direttore di Avvenire, quotidiano della Conferenza episcopale italiana. Scuote gli animi tra i cattolici del centrodestra (il vicepresidente dei deputati del Pdl, Maurizio Lupi, parla di "attacco brutale e inspiegabile" e di "comportamento inaccettabile"). E provoca l'immediata reazione della stessa Cei, che conferma la sua fiducia nel direttore sottolineando che il quotidiano è "da lui guidato con indiscussa capacità professionale, equilibrio e prudenza". Intanto arriva la notizia che l'annunciato incontro tra Berlusconi e il segretario di Stato vaticano card. Bertone non ci sarà perché la cena a cui avrebbero dovuto partecipare, ospiti dell'arcivescovo dell'Aquila, è stata annullata. Una nota della sala stampa della Santa Sede spiega poi che per "evitare strumentalizzazioni" alla cerimonia per la ricorrenza religiosa della Perdonanza parteciperà invece il sottosegretario Gianni Letta. E lo stesso Silvio Berlusconi, dopo una mattinata di polemiche, ha diffuso una nota nel pomeriggio per prendere le distanze da Feltri: "Il principio del rispetto della vita privata è sacro e deve valere sempre e comunque per tutti - ha detto il Cavaliere -. Ho reagito con determinazione a quello che in questi mesi è stato fatto contro di me usando fantasiosi gossip che riguardavano la mia vita privata presentata in modo artefatto e inveritiero. Per le stesse ragioni di principio non posso assolutamente condividere ciò che pubblica oggi il Giornale nei confronti del direttore di Avvenire e me ne dissocio". Vittorio Feltri da parte sua non sembra turbato dalla presa di distanza del premier: "Devo dire che mi sarei stupito del contrario, ovvero che si associasse". "D'altra parte - afferma - il direttore del Giornale sono io e qui comando io. Lui è il presidente del Consiglio e comanda a Palazzo Chigi". Feltri assicura di non sentirsi "delegittimato nelle vesti di direttore". "Anche perché - spiega - il mio editore è suo fratello".

LA VICENDA GIUDIZIARIA - "Il supermoralista condannato per molestie" titola in prima il Giornale richiamando una vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto Boffo tra il 2001 e il 2002 e che ha avuto come epilogo un rinvio a giudizio - riferisce il quotidiano di Feltri - disposto dal Gip del Tribunale di Terni il 9 agosto 2004. Alla base della vicenda ci sarebbe la querela di una signora di Terni "destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla, onde lasciasse libero il marito con il quale il Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla polizia di Stato per questo genere di frequentazioni, aveva una relazione". Il Giornale riferisce che Boffo chiese il patteggiamento pagando poi un'ammenda di 516 euro.

"MORALISTI SENZA TITOLI" - Al di là degli aspetti giudiziari, la notizia dà allo stesso Vittorio Feltri lo spunto per un duro editoriale in cui parla di come Avvenire "ha messo mano al piccone per recuperare materiale adatto a creare una campagna moralistica contro Silvio Berlusconi, accusato di condurre un'esistenza dissoluta in contrasto con l'etica richiesta a una persona che ricopra incarichi istituzionali". Per il direttore del quotidiano che fu di Indro Montanelli è venuto il momento di "smascherare" quelli che definisce "moralisti privi di titoli idonei" e questo "affinché i cittadini sappiano da quale pulpito vengono certe prediche". "Se i vescovi hanno affidato al direttore Boffo il compito di loro portavoce - fa notare Feltri - si sono sbagliati di grosso, non perché lui non abbia capacità tecniche, bensì perché è privo dei requisiti morali per fare il moralista o per recitarne la parte".

Dino Boffo, direttore del quotidiano Cei, "Avvenire" (Imagoeconomica)

Dino Boffo, direttore del quotidiano Cei, "Avvenire" (Imagoeconomica)

"KILLERAGGIO GIORNALISTICO" - Dal canto suo, Dino Boffo si difende parlando di "killeraggio giornalistico allo stato puro". "La lettura dei giornali di questa mattina - dice Boffo - mi ha riservato una sorpresa totale, non tanto rispetto al menù del giorno, quanto riguardo alla mia vita personale. Evidentemente Il Giornale di Vittorio Feltri sa anche quello che io non so, e per avallarlo non si fa scrupoli di montare una vicenda inverosimile, capziosa, assurda". Un killeraggio, sostiene Boffo, "sul quale è inutile scomodare parole che abbiano a che fare anche solo lontanamente con la deontologia. Siamo, pesa dirlo, alla barbarie. Nel confezionare la sua polpettona avvelenata Feltri, tra l'altro, si è guardato bene dal far chiedere il punto di vista del diretto interessato: la risposta avrebbe probabilmente disturbato l'operazione che andava (malamente) allestendo a tavolino al fine di sporcare l'immagine del direttore di un altro giornale e disarcionarlo. Quasi che non possa darsi una vita personale e professionale coerente con i valori annunciati. Sia chiaro che non mi faccio intimidire, per me parlano la mia vita e il mio lavoro". E ancora, lasciando intendere una azione legale nei confronti di Feltri: "Al direttore del Giornale ora l'onere di spiegare perchè una vicenda di fastidi telefonici consumata nell'inverno del 2001, e della quale ero stato io la prima vittima, sia stata fatta diventare oggi il monstre che lui ha inqualificabilmente messo in campo. Nella tristezza della giornata, la consapevolezza che le gravi offese sferratemi da Vittorio Feltri faranno serena la mia vecchiaia".

LE ALTRE REAZIONI - Dal mondo cattolico, anche quello più vicino al centrodestra, sono state diverse le prese di posizione a favore di Boffo. Oltre a Lupi, anche il Sottosegretario di Stato alla Salute e Politiche sociali, Eugenia Roccella si è schierata con il numero uno del giornale dei vescovi: "Esprimo tutta la mia amicizia e solidarietà al direttore di Avvenire che non merita nè umanamente nè professionalmente un attacco simile. Mi auguro che la nostra stampa non si trasformi in un collettore di insinuazioni scandalistiche e di aggressioni personali e che si torni a parlare di notizie e di politica, per il bene di questo Paese". Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc, fa sapere che "Dino Boffo gode della stima inalterata mia e del mio partito" perché "viene sottoposto ad un attacco pretestuoso, inaccettabile ed incivile per il suo comportamento professionalmente corretto e cristianamente equilibrato tenuto nelle recenti vicende di Berlusconi". Sulla stessa linea anche il segretario del partito, Lorenzo Cesa ("Avvenire è un autentico riferimento per tutti i cattolici"). Critiche arrivano anche dal centrosinistra. Per il leader del Pd, Dario Franceschini, "è un segno di degrado vedere un giornale che usa la tecnica dell'intimidazione per limitare la libertà di espressione e di opinione di un altro giornale". "Stanno emergendo anche elementi ricattatori - ha aggiunto Pierluigi Bersani - e l'intimidazione. Mi pare che ci sia un clima torbido che mostra anche il dato di confusione e debolezza in cui le forze di governo e di maggioranza si trovano". Il leader di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro punta il dito contro il premier: "Siamo stufi - dice - dei soliti giochini di Berlusconi che lancia la pietra nascondendo subito dopo la mano e che, attraverso i giornali di sua proprietà, permette che venga infangata miseramente la dignità delle persone, di volta in volta oggetto degli articoli. Articoli- osserva l'ex pm- evidentemente da lui stesso commissionati".

28 agosto 2009

 

 

 

 

 

Secondo il leader del Pdl, i quesiti sono "retorici e palesemente diffamatori"

Le "10 domande" su Noemi e dintorni Berlusconi porta Repubblica in tribunale

Il premier chiede un risarcimento di un milione di euro. Franceschini: ci denunci tutti. Bersani: atto sconsiderato

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (Ansa)

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (Ansa)

MILANO - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, fa causa a Repubblica e chiede 1 milione di euro di risarcimento per le dieci domande che il quotidiano rivolge da tempo al premier. Domande a cui il capo del Pdl non ha mai voluto dare una risposta diretta. Secondo Berlusconi, è scritto nell'atto di citazione depositato al Tribunale di Roma e citato dal giornale, le domande sono "retoriche e palesemente diffamatorie". Sentito da Reuters, l'avvocato del premier, Niccolò Ghedini, ha inoltre annunciato di essere pronto ad avviare azioni legali per diffamazione contro anche in Gran Bretagna, Francia e Spagna per le notizie apparse sui media locali a proposito della vita privata del suo cliente.

LA REPLICA DI EZIO MAURO - Laconico il commento del direttore Ezio Mauro che in un editoriale intitolato semplicemente "Insabbiare" spiega che "non potendo rispondere, se non con la menzogna, Berlusconi ha deciso di portare in tribunale le dieci domande per chiedere aiu giudici di fermarle, in modo che non sia più possibile chiedergli conto di vicende che non ha saputo chiarire: insabbiando così, almeno in Italia, la pubblica vergogna di comportamenti rivati che sono al centro di uno scandalo internazionale e lo perseguitano politicamente".

LE REAZIONI POLITICHE - La decisione di adire alle vie legali contro il quotidiano romano ha suscitato le inevitabili reazioni del mondo politico. Il segretario del Pd Dario Franceschini, che ha telefonato al direttore di Repubblica per esprimergli solidarietà, parla di "incredibile azione giudiziaria del premier". "È chiaro - commenta Franceschini - che ci troviamo di fronte ad una indegna strategia di intimidazione nei confronti di un singolo giornale, dell'opposizione e di chiunque difenda i principi di un Paese libero che non ha precedenti in nessuna democrazia e che è anche un segno di paura e di declino. Il presidente del consiglio non denunci solo Repubblica, ci denunci tutti. Ribadisco che settembre dovrà essere il mese di una grande mobilitazione, al di là dei colori politici, per la difesa della libertà di stampa e del diritto all'informazione". L'ex ministro Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria del Pd, parla di "iniziativa inaccettabile e dieci volte scondiderata" perché "percorrendo questa strada il presidente del Consiglio si vedrà costretto a chiamare in tribunale mezzo mondo"; Sonia Alfano, europarlamentare dell'Italia dei valori, definisce il ricorso al tribunale "un atto infame e ridicolo". "Il ’Caimano’ - così definisce Berlusconi rifacendosi all'omonimo film di Nanni Moretti - la smetta di attaccare ad ogni piè sospinto i media non allineati con minacce che ricordano ben altri tempi e si comporti da capo del governo di una moderna democrazia: la smetta di mentire, tanto ormai non gli crede più nessuno, e risponda punto per punto. Un Paese dove non vi è libertà d`informazione non si può definire libero. E l`Italia libera lo sta divenendo sempre meno".

"ACCADE SOLO IN ITALIA" - "L'Italia è l'unico Paese nel quale un giornale viene denunciato perché fa le domande - fanno notare in una nota congiunta Federico Orlando e Giuseppe Giulietti dell'associazione Articolo 21 -. Speriamo che almeno il presidente voglia dichiarare la sua disponibilità a presentarsi in aula e a rispondere almeno alle domande dei giudici. Magari vorranno fargliene più di dieci . Non vogliamo neppure credere che voglia usare il dolo Alfano per sfuggire al contraddittorio . O no?".

28 agosto 2009

 

 

REPUBBLICA

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2009-09-02

Dopo la citazione per danni a Repubblica l'attacco al direttore Concita De Gregorio e a 4 giornaliste

Nel mirino gli articoli sulla D'Addario, i rapporti con il Vaticano e la strategia anti-Murdoch

Berlusconi denuncia l'Unità

2 milioni di euro per lesa dignità

Il legale: "Lo hanno presentato come quello che non è, ossia come persona con problemi di erezione"

Insorge il Pd. Anna Finocchiario: "Reazione del premier al dissenso sempre più violenta"

Berlusconi denuncia l'Unità 2 milioni di euro per lesa dignità

ROMA - Il direttore, due giornaliste, un'opinionista e una scrittrice, tutte donne e tutte accusate di lesa dignità per avere scritto delle frequentazioni del premier con la escort Patrizia D'Addario, per avere messo in discussione i suoi rapporti con il Vaticano, per averlo sospettato di controllare l'informazione in Italia e anche per una battuta sull'impotenza sessuale".

L'ultimo atto della guerra intrapresa da Silvio Berlusconi nei confronti della stampa non allineata è la citazione per danni al quotidiano l'Unità. Una "denuncia", che segue di pochi giorni quella a Repubblica scatenata per tacitare le famose 10 domande: una causa civile per colpire economicamente l'editore e le giornaliste.

La direzione dell'Unità informa di avere ricevuto questa mattina due citazioni per danni per un totale di due milioni di euro. Il capo del governo chiede inoltre la condanna a una pena pecuniaria di 200mila euro ciascuna per il direttore responsabile Concita De Gregorio, per le giornaliste Natalia Lombardo e Federica Fantozzi, per l'opinionista Maria Novella Oppo e per la scrittrice Silvia Ballestra.

I motivi. La richiesta, informa la nota della direzione del quotidiano, "si riferisce a tutti i servizi dedicati allo scandalo sessuale che ha coinvolto il premier pubblicati sui numeri del 13 luglio e del 6 agosto del quotidiano: gli editoriali del direttore (intitolati "l'etica elastica" e "iniezioni di fiducia"), i servizi di cronaca e i commenti. I due atti di citazione, lunghi complessivamente 32 pagine, contestano le critiche rivolte al premier a proposito della sua mancata partecipazione a impegni internazionali per la contemporanea partecipazione a incontri con la escort Patrizia D'Addario".

Inoltre, si legge ancora nella nota, nei due atti di citazione del premier nei confronti dell'Unità, "viene anche giudicata diffamatoria la ricostruzione dei rapporti tra gli ambienti vicini al premier e le gerarchie vaticane affinché queste ultime assumessero un atteggiamento indulgente nei confronti del premier. Ritenuta diffamatoria anche la ricostruzione dei rapporti tra Rai e Mediaset in funzione anti-Murdoch. Viene indicata come lesiva dell'onorabilità del premier l'attribuzione del controllo dell'informazione in Italia e il suo abuso.

Contestata pure la citazione di battute di Luciana Littizzetto a proposito dell'utilizzo, da parte del premier, di speciali accorgimenti contro l'impotenza sessuale". Il legale di Berlusconi, Fabio Lepri, le giudica "affermazioni false e lesive dell'onore" del premier del quale "hanno leso anche l'identità personale presentando l'on. Berlusconi come soggetto che di certo non è, ossia come una persona con problemi di erezione".

Insorge il Pd. La prima a intervenire è Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato: "Dopo la Repubblica oggi anche l'Unità ha ricevuto alcune citazioni per danni dal presidente del Consiglio a causa dell'esercizio, da parte del quotidiano, della libertà di stampa e di critica sui comportamenti del premier. Non vogliamo entrare nel merito della vicenda, ma ancora una volta osserviamo come la reazione al dissenso nei confronti del suo operato sia tanto violenta, quanto incapace di rispondere alle domande e alle critiche che i media nazionali e stranieri gli rivolgono. Eppure, un capo del governo che si rispetti dovrebbe sapere che il suo operato può essere oggetto di critiche da parte della stampa, dell'opposizione, degli organismi sovraordinati, come è giusto e legittimo che sia in democrazia". Anche i deputati Pd intervengono con una nota in cui si dicono "certi che nessuna intimidazione" nei confronti dell'Unità "possa ottenere alcun risultato se non quello di farvi continuare a svolgere il vostro lavoro con la serietà e l'indipendenza che vi ha sempre caratterizzato".

(2 settembre 2009)

 

 

 

 

 

Durissimo commento del britannico Independent: "Un libertino di cui il mondo ride"

Guardian: "stupefacente" l'attacco alla Ue. Libé: "Contrattacchi senza soste"

Berlusconi "l'uomo braccato"

"Vuole il bavaglio per i commissari"

Su Le Monde un commento di Ezio Mauro. Nouvel Observateur: "Contro la stampa straniera denunce intimidatorie"

di ENRICO FRANCESCHINI e ANAIS GINORI

Berlusconi "l'uomo braccato" "Vuole il bavaglio per i commissari"

LONDRA - Un "libertino" che vuole dare lezioni agli altri. Un "clown" che non capisce che la gente ride di lui. Un premier che voleva essere l'interlocutore previlegiato del Vaticano ma "non è più in odore di santità" a causa dei suoi errori politici. E uno dei leader dell'Unione Europea che vuole "tappare la bocca" ai portavoce della Ue. Così la stampa internazionale dipinge oggi Silvio Berlusconi, riferendo gli ultimi sviluppi delle polemiche attorno al nostro presidente del Consiglio. Dai quotidiani britannici alla stampa francese, da quella spagnola a quella argentina, sino a un quotidiano delle Filippine, la vicenda degli scandali privati, delle tensioni con la Chiesa e delle cause per diffamazione contro i giornali che ruota attorno al capo del Pdl continua dunque a ricevere grande attenzione sui media stranieri.

"Lezioni da lussuriosi e libertini" s'intitola l'editoriale del quotidiano Independent, in cui Nicholas Lezard commenta la "farsa infinita che si intitola Silvio Berlusconi, primo ministro d'Italia". Il columnist inglese osserva che "il priapismo" del premier "deflette l'attenzione dalla sua politica cinica e disonesta". Scrive Lezard: "Quando leggo che nomina ex-modelle in topless nel suo governo, che flirta apertamente con loro, che va al compleanno di una 18enne, sorrido fra me e me e penso che lo stupido caprone si ripete un'altra volta". Tracciando un ironico paragone con "i lussuriosi e i libertini" di un'altra era, da Casanova a Don Giovanni, l'articolista dell'Independent conclude: "Berlusconi è come un personaggio di una commedia rinascimentale, un tipo che vuole divertire ma non si rende conto che è di lui che si ride, costretto a seguire il proprio pene dovunque questo lo conduca". Lezard cita la frase di Veronica Lario, "non posso impedirgli di rendersi ridicolo agli occhi del mondo", per osservare che "al mondo piacciono i clown, e noi uomini possiamo usare l'esempio di Berlusconi per cercare di comportarci un po' più dignitosamente di lui".

Un altro quotidiano britannico, il Guardian, pone invece l'accento sulle dichiarazioni del premier italiano per "zittire" i portavoce della Ue sulla questione dell'immigrazione, a suo dire colpevoli di avere criticato l'Italia: Berlusconi "ha minacciato di bloccare i lavori dell'Unione Europea se i commissari e i loro portavoce non verranno zittiti e se non verrà loro impedito di parlare su qualsiasi argomento", una richiesta "stupefacente" nota il corrispondente da Roma John Hooper, collegandola alle ultime mosse del Cavaliere contro giornali italiani e francesi e alle polemiche tra il Giornale, "quotidiano di famiglia" del premier, e la Chiesa cattolica che aveva criticato i suoi comportamenti privati. Anche l'agenzia di stampa Reuters, il quotidiano Irish Times e vari giornali spagnoli riportano lo scontro tra Berlusconi e la Ue, mentre dalle Filippine il Manila Bullettin ripercorre tutte le puntate dello "scandalo di sesso" in Italia.

"Berlusconi, un uomo braccato". Nel numero uscito oggi, il francese Nouvel Observateur dedica un servizio di cinque pagine al Cavaliere, ripubblicando integralmente le dieci domande di Repubblica. La corrispondente a Roma, Marcelle Padovani, racconta come il Cavaliere sia ormai "acccerchiato dagli scandali" e abbia deciso di lanciare una "contro-offensiva feroce, con il sostegno dei suoi amici". La decisione di denunciare i media "che sfuggono al suo controllo", spiega ancora Padovani, è "intimidatoria". Nel mondo dell'informazione "Berlusconi è ormai costretto a sparare contro tutto ciò che si muove, compresi i giornali stranieri". Secondo l'avvocato Niccolò Ghedini, il Nouvel Observateur potrebbe infatti essere oggetto di una prossima denuncia per l'articolo pubblicato il 6 agosto, "Sesso, potere e menzogne". L'autore dell'inchiesta, Serge Raffy, risponde adesso ricordando come il premier "non riesca a sopportare la stampa libera" e chiosa: "Se un giorno ci sarà un dibattimento giudiziario, sarà appassionante".

L'attacco contro i media e la minaccia alla libertà di informazione in Italia è argomento anche della prima pagina di Le Monde, che ospita un commento del direttore di Repubblica, Ezio Mauro, dal titolo: "Silvio Berlusconi vuole imbavagliare la stampa". Il quotidiano Libération dedica un nuovo servizio all'Italia ("Berlusconi, senza esclusione di colpi"). Il Cavaliere "rimesta nel fango", scrive Eric Josef, il corrispondente da Roma. Il Cavaliere "usa il Giornale per inferire i suoi colpi bassi", spiega Libération a proposito della campagna contro Dino Boffo da parte del quotidiano diretto da Vittorio Feltri. La vicenda italiana conquista anche il titolo di apertura del sito Slate.fr (fondato da Jean-Marie Colombani, ex direttore di Le Monde): "Vade Retro Silvio", nel quale si riassume lo scontro con la Chiesa e la radicalizzazione del conflitto con i media.

Il quotidiano svizzero Tribune de Geneve scrive che il premier, dopo avere corteggiato a lungo la Chiesa, "non è più in odore di santità e ha provocato la collera delle alte gerarchie ecclesiastiche" per i suoi comportamenti privati e per la campagna contro l'Avvenire, quotidiano dei vescovi, che si era permesso di criticarlo. Parole analoghe sul francese 24 Heures e su Le Temps, che riporta le smentite di Ezio Mauro alle accuse rivolte da Berlusconi a lui e a De Benedetti.

(2 settembre 2009)

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2009-08-30

Il Telegraph sulla denuncia di Berlusconi

"L'Italia è indignata, avrà ripercussioni"

DAL nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI

Il Telegraph sulla denuncia di Berlusconi "L'Italia è indignata, avrà ripercussioni"

Berlusconi ieri allo stadio

LONDRA - "Gli italiani arrabbiati dopo che Berlusconi dichiara guerra ai giornali". Questo il titolo con cui il Sunday Telegraph di Londra continua a seguire l'evoluzione della vicenda italiana, dopo la denuncia per diffamazione contro Repubblica e altri giornali europei da parte del presidente del Consiglio e dopo la nuova crisi nella relazioni tra il premier e il Vaticano per l'articolo del Giornale contro il direttore dell'Avvenire. Il caso ha ricevuto e riceve l'attenzione dei maggiori giornali e delle principali reti televisive in gran parte del mondo, non solo in Europa ma anche in America e in Russia, dove i tg hanno dato ampio rilievo agli ultimi sviluppi.

"Silvio Berlusconi dovrà confrontarsi con le ripercussioni" delle sue azioni legali contro i giornali che hanno riportato gli scandali della sua vita privata, scrive il Telegraph, notando che la decisione di chiedere un risarcimento danni per un milione di euro a "Repubblica" ha suscitato "indignazione" in Italia e potrebbe dunque rivelarsi un contraccolpo per il premier. Il quotidiano londinese nota che le associazioni della stampa e i giornalisti italiani hanno condannato l'iniziativa del leader del Pdl contro "Repubblica" e riferisce di denunce analoghe lanciate dall'avvocato Ghedini, a nome di Berlusconi, contro El Pais in Spagna, contro il settimanale Novel Observateur in Francia e la minaccia di cause per diffamazione anche contro giornali britannici, la cui copertura della vicenda è stata giudicata particolarmente "aggressiva" da Ghedini, scrive il Telegraph.

Sempre sul Sunday Telegraph, edizione domenicale del Telegraph, una testata conservatrice, c'è stamane un'intera pagina di inchiesta su un aspetto dello scandalo: l'esistenza di un "open marriage", un matrimonio aperto, ossia in cui ognuno poteva condurre la propria vita privata, tra Berlusconi e la moglie Veronica Lario, secondo quanto emerso dal libro "Tendenza Veronica" di Maria Latella, uscito nei giorni scorsi in una nuova edizione aggiornata in Italia, o perlomeno secondo quanto riportato in merito al libro dalla stampa britannica, che ha interpellato anche l'autrice. "Oh, Silvio, hai violato i patti", s'intitola l'ampio servizio, che cerca di spiegare perché Veronica Lario ha sopportato così a lungo l'infedeltà del coniuge e in quali circostanza possa funzionare il concetto di "coppia aperta".

"Veronica sapeva che il marito conduceva una vita indipendente, ma a un certo punto lui ha violato gli accordi", dice al Telegraph Maria Princeton, una businesswoman che ha avuto a sua volta un "matrimonio aperto" col proprio marito. "Ma con una regola strettamente osservata", precisa, "non fare niente in pubblico che possa umiliare mio marito o i nostri figli". Un libro intitolato "Open marriage", uscito in Inghilterra nel 1972, diventò un best-seller, vendendo un milione e mezzo di copie, scrive il giornale londinese e non mancano esempi recenti, come quello dell'attrice Tilda Swinton, che vive con lo scrittore John Byrne, padre dei suoi due figli, ma l'anno scorso si è presentata a ritirare un premio con il suo "boyfriend", Sandro Kopp. Ma per lo più simili coppie restano insieme per il bene dei figli, commenta sulle colonne del medesimo quotidiano lo psicologo Philip Hodson della British Association of Psychoteraphy: "Quando si apre il vaso di Pandora, ciascuno deve cercare di controllare la propria sventatezza e sforzarsi di capire quello che sta provando il suo partner".

FRANCIA. Il Journal du Dimanche pubblica una breve notizia sullo scontro con il Vaticano. Il Figaro Madame paragona lo scandalo italiano al feuilleton di Michael Jackson. Le Monde e altri siti danno la notizia dell'incarico a un avvocato francese per querelare anche il Nouvel Obs. L'inizio di una controffensiva internazionale? Il sito Rue89 pubblica un articolo della scrittrice Sabina Ambrogi su "Berlusconi e il ritardo del femminismo italiano".

(30 agosto 2009)

 

 

 

 

 

Grande evidenza sul principale quotidiano finanziario americano

"Il primo ministro italiano ha ricevuto uno sgarbo pubblico inusuale"

Affondo del Wall Street Journal

"La Santa Sede umilia Berlusconi"

dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI

NEW YORK - "Il Vaticano umilia Berlusconi dopo l'attacco del suo giornale". Il titolo è a sei colonne sul Wall Street Journal, un'evidenza insolita per il principale quotidiano finanziario degli Stati Uniti. L'articolo esordisce così: "Il primo ministro italiano Silvio Berlusconi ha ricevuto uno sgarbo pubblico inusuale da parte del Vaticano, dopo che un quotidiano controllato da suo fratello aveva attaccato il direttore di un influente giornale cattolico per le critiche alla vita privata del premier".

Considerato "la Bibbia" dell'establishment capitalistico americano, primo quotidiano economico al mondo per diffusione, The Wall Street Journal è solidamente conservatore. Non aveva ancora dato un tale rilievo alle vicende di Berlusconi. L'articolo osserva che "l'incidente con il Vaticano accade in un momento delicato per il primo ministro". Ricorda che le rivelazioni sulla sua vita privata negli ultimi mesi "hanno fatto sì che le sue relazioni con la Chiesa cattolica sono diventate sempre più tese". Il lungo servizio da Roma conclude: "L'intenzione di Berlusconi di partecipare alla Perdonanza era vista come un gesto nel senso del pentimento. La Santa Sede non ha voluto che fosse strumentalizzata come una benedizione alle sue posizioni politiche e alla sua vita personale".

Lo spazio dedicato a questa vicenda dal Wall Street Journal, che fa parte del gruppo Dow Jones di proprietà di Rupert Murdoch, segnala un salto di visibilità nei mass media americani, finora meno attenti rispetto a quelli inglesi, tedeschi, francesi e spagnoli. Sulla causa per diffamazione contro i giornali, il Wall Street Journal riprende la tesi dell'editoriale di Repubblica sul tentativo del premier di dirottare l'attenzione dalle sue difficoltà personali.

(30 agosto 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-08-29

Le reazioni alla decisione del premier di fare causa alle dieci domande che gli sono state rivolte

Bersani: "Iniziativa sconsiderata". La Fnsi: "Fare domande non è una concessione"

Querela di Berlusconi a Repubblica

Franceschini: "Ora ci denunci tutti"

Querela di Berlusconi a Repubblica Franceschini: "Ora ci denunci tutti"

Dario Franceschini

ROMA - Pier Luigi Bersani considera la causa intentata dal Premier a Repubblica "sconsiderata". Dario Franceschini rilancia: "Ci denunci tutti". Il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda annuncia che trasformerà in interrogazione parlamentare le domande di Repubblica. E' una valanga di reazioni quella che segue la decisione di Silvio Berlusconi di chiedere un milione di euro come risarcimento per le dieci domande che gli vengono poste quotidianamente e a cui lui, quotidianamente, si rifiuta di rispondere. Nella polemica viene tirato in ballo anche il settimanale L'Espresso con Sandro Bondi che parla del gruppo editoriale che fa capo a Debenedetti come di un superpartito che interferisce con la normale dialettica democratica.

Franceschini: "Ci denunci tutti". Il segretario del Pd Dario Franceschini esprime la sua solidarietà e quella del partito al direttore Ezio Mauro giudicando "incredibile" l'azione giudiziaria del premier: "Ci troviamo di fronte ad un'indegna strategia di intimidazione nei confronti di un singolo giornale, dell'opposizione e di chiunque difenda i principi di un Paese libero che non ha precedenti in nessuna democrazia e che è anche un segno di paura e di declino. Il presidente del Consiglio non denunci solo Repubblica, ci denunci tutti".

Le critiche di Bersani e Marino. Gli fanno eco gli altri due candidati alla segreteria del Pd, Pier Luigi Bersani e Ignazio Marino. Il primo ricalca il motto di Franceschini ("Percorrendo questa strada, il presidente del Consiglio si vedrà costretto a chiamare in tribunale mezzo mondo''); Marino avverte che "è di primaria importanza difendere la libertà di stampa nel nostro paese. Oggi più che mai si ha bisogno di maggiore pluralismo e di completezza dell'informazione, piuttosto che restringere gli spazi necessari alla formazione di un'opinione pubblica"

Zanda: "Interrogazione parlamentare". Il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda annuncia che trasformerà in interrogazione parlamentare le domande di Repubblica. "I comportamenti eccessivi di Berlusconi - spiega il senatore - lo hanno esposto al ricatto ed hanno messo in pericolo la sicurezza nazionale. Da Berlusconi dipendono i servizi segreti: come fidarsi dell'uso che un uomo esposto al ricatto può fare delle informazioni di cui i servizi segreti lo mettono a conoscenza?"

Idv e Verdi: "Aggressione vergognosa". "Piena solidarietà a Repubblica giunge anche dal capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi ("Fanno un giornalismo basato sulle verità anche scomode per il potere"), e dall'ex capogruppo alla Camera dei Verdi Angelo Bonelli a cui si aggiunge Paolo Cento dei Verdi-Sinistra e Libertà: "Basta editti ai giornali e ai giornalisti non amici".

Fnsi e Odg: "Fare domande non è una concessione". Critiche alla scelta di Berlusconi anche da Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa italiana, che chiede "un Paese normale dove porre delle domande da parte di un organo di informazione sia un fatto naturale e scontato". Parole a cui si associa Enrico Paissan, vice presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti preoccupato che certe iniziative "mettano in discussione l'autonomia e la libertà di opinione in Italia". E Beppe Giulietti, di Articolo 21 invita "tutte le radio, i siti e i quotidiani a ripubblicare le 10 domande di Repubblica".

Bondi: "Gruppo Espresso è un superpartito". "Anche il numero in edicola oggi del settimanale l'Espresso - sostiene Sandro Bondi, coordinatore nazionale del PdL - conferma che il gruppo editoriale, che fa capo all'imprenditore finanziere Carlo Debenedetti, rappresenta un vero e proprio 'superpartito' che interviene nella vita politica italiana snaturandone la normale dialettica democratica attraverso un'azione sistematica di linciaggio degli avversari politici. Questo massacro mediatico non ha nulla a che fare con la libertà di stampa, ma è l'espressione massima di uno spirito antidemocratico e di una vigliaccheria umana e politica che non ha eguali nella storia del nostro Paese".

(28 agosto 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Cavaliere contro Repubblica: "Mi diffama". Accuse alla stampa estera

Berlusconi fa causa alle 10 domande

Chiesto un milione di risarcimento

di LUCIANO NIGRO

Berlusconi fa causa alle 10 domande Chiesto un milione di risarcimento

La prima pagina dell'atto presentato da Berlusconi contro Repubblica

ROMA - Nuovo attacco di Silvio Berlusconi a Repubblica. Il premier va dai giudici e chiede un risarcimento danni per un milione di euro al Gruppo L'Espresso. A suo giudizio le domande formulate il 26 giugno da Giuseppe D'Avanzo sono "diffamatorie". Per la prima volta nella storia dell'informazione italiana gli interrogativi di un giornale finiscono davanti a un tribunale civile.

La citazione in giudizio del presidente del Consiglio, firmata il 24 agosto, riguarda, oltre alle "dieci nuove domande" anche un articolo del 6 agosto dal titolo ""Berlusconi ormai ricattabile" media stranieri all'attacco: Le Nouvel Observateur teme infiltrazioni della mafia russa", un servizio che riportava i giudizi della stampa di tutto il mondo sul caso italiano. Invitati a comparire al Tribunale di Roma Giampiero Martinotti, autore del pezzo contestato, il direttore responsabile di Repubblica Ezio Mauro e il gruppo L'Espresso.

Oltre a Repubblica, Berlusconi vuole querelare anche alcuni giornali stranieri: Ghedini ha detto all'agenzia di stampa britannica Reuters di avere proceduto legalmente contro giornali in Francia e Spagna e di aver chiesto ad avvocati britannici "di valutare, in accordo con le leggi dei loro Paesi, i casi più gravi di vera diffamazione". In particolare, le azioni legali riguardano Le Nouvel Observateur e il quotidiano spagnolo El Pais per aver pubblicato le foto degli ospiti del premier a Villa Certosa.

Al centro dell'iniziativa legale del presidente del Consiglio sono però le domande rivolte a Silvio Berlusconi, "ripetutamente pubblicate sul quotidiano La Repubblica" e "per più di sessanta giorni", come sottolineano i suoi avvocati. Si tratta, per il premier, di "domande retoriche" che "non mirano ad ottenere una risposta del destinatario, ma sono volte a insinuare nel lettore l'idea che la persona "interrogata" si rifiuti di rispondere". Domande alle quali il capo del governo non ha mai risposto, come noto. Per Berlusconi sono "palesemente diffamatorie" perché "il lettore è indotto a pensare che la proposizione formulata non sia interrogativa, bensì affermativa ed è spinto a recepire come circostanze vere, realtà di fatto inesistenti".

L'esposizione del "Dr. Silvio Berlusconi, nato a Milano il 29 settembre 1936", inizia dall'articolo di Martinotti che da Parigi riporta i servizi della stampa estera dedicati al caso Berlusconi. Servizi quel giorno numerosi e scandalizzati, come sottolinea l'attacco del pezzo: ""Sesso, potere e menzogne": il titolo del Nouvel Observateur, in edicola oggi riassume alla perfezione la valanga di commenti della stampa estera sul nostro presidente del Consiglio. I giornali di tutto il mondo, di destra e di sinistra, moderati o progressisti, non sanno più come qualificare le gesta berlusconiane: si passa dalla "libidine geriatrica" (The Independent) a un capo del governo "graffiato dalla figlia" (Le Figaro), che "gli dà lezioni" (The Daily Telegraph), "gli fa la morale" (Elle) e che lo biasima con un "vergogna, papà!" (l'australiano News)".

Di quella cronaca, basata solo su citazioni testuali, è in particolare un articolo del settimanale francese Nouvel Observateur quello che ha fatto scattare la reazione di Berlusconi. L'autore Serge Raffy scrive sull'Observateur che "con lo scorrere delle rivelazioni, l'ipotesi di un'infiltrazione della mafia russa al vertice dello Stato italiano prende consistenza". E parla poi "di una registrazione che rischia di alimentare ancor più lo scandalo" che coinvolgerebbe Mara Carfagna e Mariastella Gelmini.

Secondo Berlusconi, Repubblica, "con l'espediente di riportare il contenuto del settimanale francese ha pubblicato ancora una volta - nel quadro della ben nota polemica di questi ultimi mesi - notizie non veritiere, riportando circostanze che in alcun modo corrispondono alla situazione di fatto e di diritto realmente esistente". Conclusione: "Il danno arrecato al Dr. Berlusconi è pertanto enorme" sia per il "ruolo del protagonista", sia perché la notizia è stata diffusa da "un quotidiano con ampia tiratura e diffusione e destinato ad un elevato numero di lettori". Da qui la richiesta di danni per un milione di euro oltre a una somma, da stabilire, "a titolo di riparazione".

(28 agosto 2009)

 

 

 

 

 

 

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2009-09-02

 

 

 

 

 

 

2009-08-29

Berlusconi all'attacco, "diffamanti" le domande di Repubblica

Il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, fa causa a Repubblica e chiede 1 milione di euro di risarcimento per le dieci domande che il quotidiano rivolge al premier - ormai da mesi.

Secondo Berlusconi, è scritto nell'atto di citazione depositato al tribunale di Roma e citato dal giornale, le domande sono "retoriche e palesemente diffamatorie". Secondo quanto riferito dal legale del premier, Niccolò Ghedini , sono strate promosse azioni legali contro organi di informazione anche in Francia e Spagna e si sta verificando la possibilità di un analogo intervento anche in Gran Bretagna.

Le domande riguardano i rapporti tra il premier e Noemi Letizia, l'uso della parola "papi" e dei voli di stato per gli invitati alle sue feste in Sardegna, le ambizioni presidenziali del primo ministro e il possibile uso di intelligence contro magistrati, testimoni e giornalisti, nonché lo stato di salute di Berlusconi.

"L'Italia è l'unico paese nel quale un giornale viene denunciato perchè fa le domande. speriamo che almeno il presidente voglia dichiarare la sua disponibilità a presentarsi in aula e a rispondere almeno alle domande dei giudici", è la reazione dell'Associazione 'articolo21' per la libertà di informazione.

 

 

 

28 agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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2009-08-30

 

 

 

 

 

 

2009-08-29

 

 

 

 

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